La prima gioia in Serie A del Pocho Lavezzi

L’estate 2007 a Napoli fu accompagnata da grande attesa e curiosità. Il Napoli di Aurelio De Laurentiis si affacciava per la prima volta alla Serie A, dopo essere risorto dalle ceneri della Serie C. Il club azzurro doveva allestire una squadra adeguata alla massima categoria e tra i vari innesti arrivò direttamente dall’Argentina Ezequiel Lavezzi per completare il tandem offensivo tutto sudamericano con Marcelo Zalayeta.

Nella seconda giornata di Campionato, il 2 settembre 2007, la formazione campana faceva tappa ad Udine, un campo ostico, ancor di più per una neopromossa. Ma fu in quello stadio che accadde l’impensabile: la squadra guidata da Edy Reja si impose con un perentorio 5-0, con protagonista assoluto Ezequiel Lavezzi. L’argentino stappò la partita dopo 16 minuti con uno scatto fulmineo sulla fascia sinistra, servendo un assist delizioso a Zalayeta. Nella ripresa, con la sua squadra sul 2-0, il sudamericano decide di mettersi in proprio, con una giocata destinata a diventare iconica: riceve palla sulla destra, appena dentro l’area di rigore, con una finta a rientrare col destro manda fuori giri il diretto avversario ed esplode un sinistro che trafigge il portiere. Un gol a ritmo di tango, che verrà riapprezzato tante volte negli anni a seguire dai tifosi del Napoli, che in quel preciso istante si innamorarono perdutamente del Pocho, un altro argentino ad entrare nel cuore dei napoletani. Non pago, Lavezzi coronò una prestazione da urlo con un altro assist, questa volta per il connazionale El Pampa Sosa per il definitivo 5-0 al minuto 81.

Tre partecipazioni attive in una singola partita di Serie A, il primo a riuscirci con il Napoli da quando è disponibile il dato dei passaggi vincenti (dal 2004/05).

Gli anni di Lavezzi al Napoli

La prima stagione in azzurro del Pocho si chiuderà con otto gol e otto assist in 35 presenze in Serie A. Il contributo di Lavezzi al Napoli proseguirà poi sulla falsariga della prima annata, distribuito in misura quasi uguale tra reti e passaggi vincenti.

L’argentino infatti chiuderà con 38 gol e 39 assist in 156 presenze in Serie A nell’arco di cinque annate, per una media di 15 partecipazioni attive a stagione. Ma al di là dei suoi numeri, ciò che ha scatenato di più la fantasia e l’amore dei tifosi azzurri è stato il modo di stare in campo del Pocho, tra serpentine varie e giocate d’alta scuola, con uno stile tutto suo. Spesso il suo nome è stato accostato a quello di un altro argentino che ha calcato il prato dello stadio che adesso porta il suo nome, appunto per le giocate di cui il Pocho si rendeva protagonista.

Lavezzi è stato infatti il giocatore a completare più dribbling nel suo quinquiennio in Serie A (372, davanti a Mauro Zárate 366 e Javier Zanetti 270). Inoltre, è stato il giocatore che dal 2007/08 al 2011/12 ha subito più falli in Serie A: 531, di cui 90 nell’ultimo terzo di campo, altro record nel periodo tra i giocatori della competizione. Lavezzi era un calciatore che amava portare palla, ma restando sempre a servizio della squadra. A tal riguardo, è significativo il dato secondo cui ha creato 45 occasioni per i compagni al termine di un movimento con la palla (di almeno cinque metri), meno solo di Andrea Cossu (49) e Sebastian Giovinco (48) in quelle cinque annate nel torneo.

Calciatore dunque funambolico, creativo ma anche molto astuto. Ed è qui che emergeva anche lo spirito da vero “scugnizzo” di Lavezzi. Basti pensare che nel suo periodo in Serie A ha guadagnato ben 12 calci di rigore, più di qualsiasi altro giocatore.

L’ultima stagione all’ombra del Vesuvio

Lavezzi è stato un giocatore capace di fare la differenza a Napoli. E pensare che, durante le sue cinque stagioni nel capoluogo campano, non è mai andato in doppia cifra realizzativa in un singolo campionato. L’ha solo sfiorata, nella sua ultima annata all’ombra del Vesuvio, quando chiuse la Serie A 2011/12 con nove gol all’attivo. In quella stagione, tra i giocatori del Napoli, solo Edinson Cavani (23 gol) segnò più gol di Lavezzi, che ne realizzò appunto nove, a pari merito con Marek Hamsík, la terza pedina del famoso trio de “I tre tenori”.

Con lo slovacco il Pocho condivise anche il primato di occasioni create per i compagni (ben 62 a testa) in quel campionato, mentre in quanto a dribbling completati l’argentino era primo per distacco tra i giocatori azzurri: 76, seguito da Juan Camilo Zuñiga a quota 43.

Contro la Juventus in finale di Coppa Italia, a cui i bianconeri arrivavano addirittura da imbattuti in tutta la stagione, i tre tenori non tradirono le aspettative e giocarono una gara memorabile, l’ultima di quel magico tridente: gol su rigore di Cavani (guadagnato neanche a dirlo da Lavezzi) e rete del definitivo 2-0 di Hamsik.

Il Pocho lasciò quindi Napoli con un trofeo in bacheca, l’unico della sua parentesi partenopea, senza però mai lasciare il cuore dei napoletani.

Articolo a cura della redazione Opta

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